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Grotta di San Michele Arcangelo Olevano

La Grotta di San Michele Arcangelo in Olevano sul Tusciano.
La grotta di san Michele Arcangelo in Olevano sul Tusciano è ubicata a metà montagna del monte Raione, a circa 600 s.l.m.
La grotta contiene, oltre al suo bellissimo spettacolo di luci e ombre, causato dal continuo stillicidio di stalattiti e stalagmiti , cinque cappelle disseminate lungo il percorso,che si estende all’interno della grotta di circa 900mt.
Le cappelle testimoniano la grandezza storica e artistica del santuario in epoca medievale.
Le prime notizie del santuario Micaelico, risalgono già intorno al IX secolo, quando il vescovo Pietro, inseguito dal principe Longobardo di Salerno Guaifiero, trovò asilo all’interno del sacro speck.
La grotta di san Michele Arcangelo, in Olevano sul Tusciano, era ,infatti tappa delle grandi rotte di pellegrinaggio che i monaci, provenienti dai monasteri di Europa, passando per il santuario, giungevano in Terra Santa.
Infatti, abbiamo testimonianza di un viaggio compiuto da un monaco franco, Bernardo (Itinerarium Bernardi monachi ), che, insieme ad altri due monaci, di ritorno dalla terra Santa, visitó la grotta di san Michele Arcangelo in Olevano sul Tusciano, prima di giungere alle tombe degli apostoli a Roma.
Infatti il monaco tra l’867 e l’870 fa visita al l’abate Valentino e li si sofferma a pregare.
Cosí recita il passo in cui si parla della grotta i Olevano sul Tusciano : “ …exeuntes de mari,venimus ad montem Aureum ubi est cripta habens VII altaria, habens etiam supra se silvam magnam. In quam criptam nemo potest pre obscuritate intrare, nisi cum accensis luminibus. Ibidem erat abbas dominus Valentinus. A monte Aureo venientes pervenimus Roman…”.
La grotta di san Michele Arcangelo in Olevano sul Tusciano è a circa un’ora di cammino apiedi dalla frazione di Ariano.
Il primo percorso che porta alla grotta è la strada delle Dovindole, che dalla frazione di Ariano conduce il visitatore verso una natura incontaminata,che apre ad un percorso di montagna, caratterizzato dal fascino di fauna e flora ivi presente.
Il visitatore incamminatosi sopraggiunge su un sentiero sterrato, che lo conduce ad una serie di scale che arrivano alla porta del Santuario.
La grotta di Olevano sul Tusciano presenta, a prima vista, un grosso muro a chiusura della grotta.
All’interno della stessa, il visitatore, dovrà salire una rampa di scale che conducono ad uno spiazzo nel quale sono situate le prime due cappelle.
La prima cappella è comunemente conosciuta con il nome di ”Basilica di San Michele”. Essa era in origine un semplice d’accesso formato dalle tre absidi con una piccola struttura rettangolare; successivamente vennero aggiunte le pareti laterali, dove sono stati realizzati degli affreschi , risalenti al X secolo.
La seconda cappella ha una struttura ridotta rispetto alla prima.
È costituita da un piccolo recinto murario,preceduto da un ambiente rettangolare scoperto.
Nel recinto murario quadrangolare è stato costruito un tetto a forma di trullo con tre finestre e un accesso, che lo collega all’ambiente attiguo.
Sulla facciata della seconda cappella fu realizzato un affresco che raffigura la Madonna Odighitria; sempre sulla stessa facciata sono presenti due nicchie caratterizzate da archi e colonne raffiguranti due diversi motivi ornamentali.

Per visite guidate ed escursioni presso la Grotta di San Michele di Olevano Sul Tusciano chiamare il numero +39 338 9000072 associazione Olevano ARTE

Castello Longobardo

Il Castrum Olibani, che praticamente costituiva l’antico villaggio fortificato di Olevano sul Tusciano, fu edificato dai Longobardi tra il VI e il VII secolo su preesistenze greche e romane. La fabbrica difensiva è incastonata tra due torrioni di roccia naturali in una località della frazione di Felitto, in un luogo impervio che domina l’intera vallata sottostante. Rappresentò, in più occasioni, un decisivo punto di difesa della zona meridionale del principato Citeriore.

La fortezza era contornata da una triplice cinta muraria di cui la prima ancora individuabile da alcuni frammenti inglobati nell’attuale urbanizzazione; la seconda, a mezza costa, presenta ancora intatte le torri di guardia e l’ingresso al Castrum; la terza con due torri quadrangolari era posta a custodia del nucleo centrale edificato a massima altezza.
Nelle fabbriche è visibile il riutilizzo di frammenti fittili e precedenti costruzioni. Sono ancora bene evidenti i vari ambienti nei quali si svolgevano le attività quotidiane degli abitanti: tre cisterne per la raccolta delle acque piovane, saloni, area dei servizi, sale, archi sospesi ed altro.
Tra la seconda e terza cinta muraria si individua ancora il vasto insediamento abitativo posizionato su una vasta superficie prevalentemente pianeggiante. In questa zona i ruderi di una chiesa cristiana delineano la piccola navata e l’abside.

Convento Santa Maria di Costantinopoli

Tra i siti più interessanti di Olevano sul Tusciano, uno ricco di storia e di gloria e, sicuramente, meritevole di maggiore attenzione e rispetto, è senza dubbio il convento domenicano di “Santa Maria di Costantinopoli” a Borgo Valle. Esso è, insieme alla grotta di San Michele ed al castello longobardo, uno dei monumenti archeologici più importanti di Olevano sul Tusciano.
Il convento fu edificato a partire dal 1553. Presso di esso si svilupperà un’intensa attività religiosa, divenendo lo stesso convento luogo di culto e gestione dei beni del vescovato.

Il Convento cinquecentesco dei Domenicani viene abbandonato in seguito al decreto Regio del 14 agosto del 1806 emesso da Gioacchino Murat re di Napoli che sopprimeva tutti i conventi con meno di dodici religiosi professi, nonostante che lo stesso potesse vantare una florida situazione economica e un consistente supporto dei fedeli.

La struttura si sviluppa su una superfice di 7000 mq. esso è costituito da una murata che si sviluppa lungo tutto il perimetro con un’altezza di circa mt. 2,80. L’antico uso dell’area, che è parte integrante e sostanziale del complesso monastico, era quello di ORTUS, ovvero luogo di coltivazione di piante officinali, giardino, oltre che luogo di contemplazione e preghiera. L’elemento distintivo della murata è la presenza del “belvedere” che, posto sulle propaggini estreme dello strapiombo offre una vista incantevole sulla valle sottostante.

La chiesa, anche se oggi è ridotta a rudere si fa ammirare per la sua grandezza e maestosità. E’ lunga 36,50 m e larga 10 m. L’organismo architettonico è costituito da un chiostro porticato con colonne e capitelli di fine fattura sormontanti volte a crociera: essi sostengo in ogni lato cinque archi. Sul lato Est vi è una scalea che porta al piano superiore da cui si accedeva al dormitorio ed ad una discreta biblioteca. In quello inferiore erano dislocati vari locali, il refettorio, la cantina, il trappeto per macinare le olive.

Al centro del chiostro, debitamente arricchito da elementi lapidei posti in opera a lastricato, vi è una cisterna; i vari ambienti sviluppati secondo la regolarità dell’impianto. La posizione meravigliosa in cui si trovano i miseri ruderi è invidiabile.

Cella di San Vincenzo

La Cella di San Vincenzo è posta lungo il cammino che conduce alla grotta dell’Angelo e di Nardantuono, a mezza costa del monte Raione, era la dimora dell’eremita custode della grotta.

E’ un piccolo monastero dipendente dall’Abbazia di San Vincenzo al Volturno ubicato lungo la strada che porta alla Grotta di S. Michele.

E’ citato per la prima volta in un documento dell’819 emanato ad Aquisgrana con il quale l’imperatore Ludovico I dona al monastero volturnense la “Cellam Sanctii Vincentii” nei pressi del fiume Tusciano. Nell’anno 1000 costituendosi il feudo ecclesiastico di Olevano, tale convento diventa indipendente.

La “Cella” è inoltre annoverata tra le tappe dell’ “Itinerarium” di un certo monaco Bernardo che, intorno all’870 di ritorno dalla Terra Santa, si recò in visita alla Grotta dell’Angelo di Olevano e alla Cella di S. Vincenzo.

Nel 20008 l’edificio è stato completamente ristrutturato: una chiesetta rettangolare coperta da volta a vela e decorata da stucchi di cui oggi si notano solo poche tracce; i vani di servizio a pian terreno: le stalle, i magazzini, la dispensa, una cucina; al primo piano le cellette dei monaci.

L’ubicazione della cella è strategica, sita sulla strada che conduce alla Grotta dell’Angelo e al centro di vasti appezzamenti di terreno di proprietà dell’Abbazia di San Vincenzo.

Il piccolo monastero assolveva anche ad una funzione difensiva, in quanto i monaci dovevano guardarsi da frequenti attacchi esterni perciò le strutture erano adeguate a tale scopo.

Non è escluso che all’interno della comunità monastica, vi fossero anche alcuni laici che ivi risiedevano con le loro famiglie e che si occupavano delle faccende domestiche, della coltivazione dei campi e dell’allevamento del bestiame.

Villa Romana

Nelle “Rationes Decimarum” del 1309 la chiesa è chiamata Sancta Maria ad Curtim, retta dall’abate Nicola di Amalfi. Nel 1450 viene definita parrocchia Santa Maria a Corte in quanto chiesa dell’Arcivescovo feudatario, annessa al palazzo ove il Vescovo di Salerno si recava per rendersi conto dell’andamento del feudo di Olevano. Tale costruzione insisteva sui ruderi di un’antica villa romana, sita nei pressi dell’attuale cimitero comunale, in località “Paradiso di Montera”. A partire dall’anno 1530, però, la popolazione chiede con insistenza di trasferire il titolo di parrocchia alla congrega di Santa Regina, in quanto la chiesa di Santa Maria a Corte distava un miglio dal centro abitato di Monticelli.

Borghi e Chiese